Ma cosa sono i sintomi?

“Dottoressa, quando M. deve andare a scuola ha un sacco d’ansia, talvolta vomita e non riesce proprio ad andare. Come possiamo fare? Io mi chiedo cosa sia successo a scuola per averla spaventata in questo modo…”
“Oh dottoressa, quando il babbo esce di casa e spenge la tv A. si arrabbia così tanto che distrugge tutto ciò che ha a tiro, come possiamo fare? Perchè non riesce a tollerare la tv spenta? Eppure noi mica la teniamo così tanto accesa…”
I sintomi sono quelle manifestazioni che ci fanno star male e/o impattano nella nostra vita quotidiana, per le quali andiamo dallo psicologo. Ma perchè compaiono?
Siamo spesso portati a pensare che sia accaduto qualcosa, all’esterno, a determinarli. Per esempio, nel caso di M. sembra sia successo qualcosa a scuola, mentre nel caso di A. che sia stata la tv spenta. Molto spesso in realtà le cose stanno diversamente.
Secondo la teoria dell’attaccamento, i sintomi si evidenziano come “specifiche modalità volte al mantenimento (del legame) dello stato di relazione con le proprie figure d’attaccamento e quindi di una adeguata coerenza e stabilità del senso di sé che in tali relazioni prende forma”1.
Questo significa che la prima cosa da indagare, in questi casi, sono le relazioni.
Cominiciamo con l’osservare la situazione: in che contesti si manifestano i sintomi di mio figlio? In tutti o solo alcuni? Cosa accade prima che emergano i sintomi? E ancora, cosa accade subito dopo?
Un’altra osservazione importante da fare è: quando sono incominciati i sintomi? Cosa è successo in quel periodo nella nostra famiglia?
Tutte queste domande sono importanti poiché ci aiutano ad avere un quadro più chiaro della situazione e a capire perché proprio questo sintomo e proprio in questo momento.
Un altro aspetto importante da considerare è: quale emozione si cela dietro quel sintomo, o meglio che emozione ci consente di mascherare la messa in atto di quel sintomo?
Parlo di emozioni perchè solitamente i sintomi emergono quando c’è un’emozione di cui abbiamo fatto poca “palestra”, che non abbiamo allenato abbastanza e quindi abbiamo difficoltà a riconoscerla e regolarla.
Noi le emozioni le conosciamo, le riconosciamo e le gestiamo, perché quando eravamo piccoli i nostri genitori ce lo hanno insegnato. Come è normale che sia non si fa allenamento di tutte le emozioni allo stesso modo, questo per molti motivi: basti pensare che se qualcuno quell’emozione ce la deve insegnare quel qualcuno deve averne già fatto buona conoscenza ed esperienza e non sempre è così.
Per riassumere, possiamo dire che i sintomi sono ciò che ci consente di mantenere lo stato di relazione con l’altro significativo e un senso di continuità del sè. Inoltre sono “metafora incompiuta” di aree emozionali critiche non adeguatamente riconosciute.
Avevi mai pensato ai sintomi in questi termini? Che effetto ti ha fatto?
Bibliografia
- La funzione conoscitiva del sintomo. Furio Lambruschi, https://doi.org/10.4081/rp.2017.158
- Processi cognitivi e disregolazione emotiva. Giovanni Liotti e Vittorio Guidano